. . . E’ impossibile descrivere le emozioni provate durante il nostro soggiorno in terra ucraina, così come è davvero arduo cercare di descrivere la diversa realtà che ci ha ospitato. . . E’ impossibile dimenticare l’emozione, la commozione e l’estrema felicità della mamma nel poter realmente abbracciare le persone che si prendono cure dei suoi bambini quando sono in Italia.”
QUI, SONO RIPORTATE LE TESTIMONIANZE E LE EMOZIONI DI CHI E’ STATO NELLA TERRA UCRAINA
KIEV
“. . . il centro città di Kiev, adagiato su dolci collinette, risplende del giallo oro delle cupole delle molte chiese e del verde dei tanti parchi, giardini e viali alberati. Auto vecchie (molte) e nuove fiammanti (poche) illustrano più di tante parole il marcato divario tra i nuovi ricchi e il resto della popolazione.
Ci sono piazze, fontane e palazzi di un certo pregio che esibiscono ancora, scolpite sulle facciate, falce e martello; quasi in centro, nascosto in un parco, l’impianto della Dinamo viene indicato con orgoglio. I negozi del centro abbondano di merci; i prezzi sono contenuti ma per acquistare un servizio di piatti non particolarmente pregiato, serve l’intero stipendio dello zio, che è un privilegiato con 60 dollari al mese. Le insegne delle compagnie telefoniche, segno evidente che la mania del telefonino sta scoppiando anche in Ucraina, si fronteggiano dall’alto di austeri palazzi; abbondano i Mc Donald’s: uno dei simboli più discussi e discutibili della cultura americana, già radicata anche qui. . . “
“. . . Kiev: bellissima città! Dal campanile la vista che si stende sotto di noi è stupenda: tantissimi boschi e queste cupole d’oro che sbucano e spiccano in mezzo a tanto verde, è uno spettacolo abbagliante!. . . “
“. . . Siamo andati a trovare Andrej in caserma. . . mi ha fatto tanta tristezza! La vita in caserma non è per niente bella, altro che da noi, da noi sei al Grand Hotel! Non gli hanno nemmeno dato il permesso per uscire con noi che venivamo dall’Italia! Peggio di una prigione! . . . “
MUSEO DI CHERNOBYL – KIEV -
“. . . Una visita al museo di Chernobyl è d’obbligo: l’atmosfera è ovattata, quasi surreale, ci muoviamo in punta di piedi, parliamo poco ed a bassa voce tra di noi. Già all’entrata i cartelli con i nomi dei villaggi abbandonati (sono tantissimi, sono sulle nostre teste per l’intera scalinata) sono un violento pugno nello stomaco. Proseguiamo nelle varie sale. . . i giocattoli abbandonati dai bambini evacuati, altro pugno, avanti. . . i liquidatori . . . la gente . . . i volti delle persone. . . i pianti delle nonne . . . avanti.
C’è un filmato da vedere. . . nessuno di noi ne ha il coraggio, ce ne andiamo scusandoci e ringraziando. . . “
“. . . sconvolgente! Mi ha fatto lo stesso effetto di quando vedo i documentari sui campi di concentramento. Sono rimasta senza parole e senza fiato nel vedere le foto e i pezzi di giornale che raccontavano quanto era successo, sono ancora impressionata da quello che ho visto: carte che documentavano quanto è stata colpita questa terra e fin dove si sono spinte le radiazioni; disegni dei bambini, foto di animali mutati a causa delle radiazioni, animali con più zampe, bambini pelati e senza un braccio o con un braccio che è un moncherino. . . ma più di tutto mi hanno lasciato col magone, i pannelli con le foto di tutti i bambini che, ora, non ci sono più e i giochi abbandonati. . . non c’è bisogno di parole per commentare quello che ho visto, solo un nodo alla gola e tanta, tanta tristezza. Mi fa star male il pensiero di quello che è successo e sto male ancora di più al pensiero di quel reattore ancora non sistemato, il pensiero di quel sarcofago di protezione che perde in continuazione. C’è tanto dolore ma anche tanta rabbia nel rendersi conto che nessuna delle grandi potenze abbia fatto o stia facendo qualcosa per risolvere questa situazione o per far sì che non ci sia un’altra Chernobyl. . . “
SHORS
“. . . Boschi rigogliosi, campagna verdissima, zone ricchissime di acqua. Nessuna traccia di quelle foreste pietrificate di cui abbiamo letto in Italia; questa zona, ci assicurano, è stata totalmente bonificata. . . “
NIEZIN
“. . . Dalla stazione alla casa di Valentyna, che ci ospita, si va a piedi. “Niente automobile, niente computer, niente soldi per mandare i figli a scuola che desiderano frequentare: questa è Africa!” Il nostro gruppo passa vicino al monumento che ricorda le vittime della grande guerra patriottica (così loro chiamano la II guerra mondiale); ce lo mostrano ancora orgogliosi di aver fermato il nazismo. Giorni fa abbiamo visto gli sposi portare fiori e ceri e fare le fotografie di rito. . . “
“. . . Non ci lasciano andare a piedi da soli e Ghiena ci accompagna in paese. . . “
“. . . La città è molto, molto carina . . . quanto verde c’è! Abbiamo visitato anche due chiesette. . . una aveva tutte le cornici dei dipinti ricoperte di foglia d’oro! Mi fa uno strano effetto vedere con quanta umiltà e semplicità vivano queste persone. Ci sono le macchine. . . è incredibile vedere come macchine così vecchie possano ancora funzionare. . . è pazzesco!. . . “
“. . . Questa mattina abbiamo assistito alla Messa, molto suggestiva, un canto unico. . . mi è piaciuto anche se non ho capito una parola di quello che dicevano! E’ stato emozionante vedere con quanta fede e serietà la gente ucraina si approcci a vivere un’esperienza di fede come la Messa, una Messa così lunga che se fossimo stati in Italia ce ne saremmo andati dopo 2 minuti. . . “
CERNIGOV
“. . . I bambini che ospitiamo in Italia abitano qui, in questa regione. La città è bella, c’è traffico, è piena di chiese antiche, alcune sono diventate un museo: stupendo quello delle icone del XVII e XVIII secolo. Ci sono le scuole e un ospedale, lo stadio, la stazione ferroviaria, negozi e piccoli bar, il cinema e una scuola d’arte dove si insegnano musica e disegno. C’ anche un asilo che ospita bambini che hanno problemi alla gola. Non riusciamo a conoscere l’entità di questo problema e nemmeno se si tratta di parte di quegli undicimila casi di cancro alla tiroide già riscontrati. . . “
“. . . Qui la vita non ha nulla in comune con quella dei villaggi, è come se fossero 2 mondi diversi! L’unica cosa che li accomuna è che fanno parte entrambe dell’Ucraina! . . . In città, oltre alle Chiese, abbiamo visto il monumento ai caduti con vista su Cernigov . . . uno spettacolo magnifico e lo è ancora di più se lo si vede dal campanile. . . quante scale ma ne è valsa la pena!. . .”
KATIA
“. . . Katia era molto emozionata e sorpresa. . . la sua casa è davvero molto carina!. . . “
NASTIA e KATIA
“. . . Erano bellissime! Avevano il vestito da festa e il fiocco in testa che si usa il primo giorno di scuola! . . . “
“. . . Arrivano in taxi con la nonna, sono vestite stupendamente, con fiocco in testa, sono state a girare una pubblicità per il magazin vicino alla loro casa. C’è la nonna (la chiamano mamma) una bella signora, energica, contenta di vederci. La loro casa è “bella”, tenuta bene, ha il bagno, la cucina, l’acqua, lo scaldabagno, gli animali fuori. Le bimbe vanno a giocare con Yana, si aggrappano a Valya, piangendo commosse.
Tutti ci tengono a farci vedere le foto dei bimbi e della famiglia. . . “
I VILLAGGI
“. . . Verde, tanto verde. Immense distese di campi che si perdono nell’orizzonte, infinite macchie di terra nera e gialla, girasoli che s’innalzano nel cielo. . . questo è il paesaggio che ci accompagna fuori dalla città. Ci accompagna, anche, un viaggio “turbolento” su un pulmino e su strade che sembrano un gruviera! E’ incredibile vedere la differenza tra città e villaggio, è uno sbalzo temporale! E’ come tornare indietro nel tempo!. . . “
“. . . una giornata che mi ha fatto accostare ad una realtà così diversa da quella nostra, le case mi ricordano quelle della mia nonna Ghina, quando andavo a trovarla ed ero una bambina; il pozzo fuori di casa (chi ce l’ha), il buffet con i vetri scorrevoli. . . “
“. . . e si ritorna su strade dissestate, bisogna lasciar passare le oche che, a gruppi, attraversano la strada e fanno il bagno nelle pozzanghere. . . “
“. . . sono rimasta colpita dalla vita nei villaggi: mucche e capre al pascolo e oche sulle strada, libere di girare tranquillamente. . . “
“. . . Quelli dei villaggi sono meno fortunati: non hanno né gas né acqua, né bagno in casa. Ovunque siamo accolti col pranzo delle grandi occasioni e tanti “pociuciu” il tipico brindisi ucraino. “Andava meglio quando andava peggio”, ci siamo sentiti ripetere. In effetti, di nostalgici del “regime” se ne incontrano parecchi. Nostalgia ideologica? Rimpianto per un posto sicuro e per un sistema che, anche se non garantiva orizzonti radiosi, di sicuro non offriva la precarietà di oggi. O più semplicemente la constatazione che, a distanza di anni dalla caduta dei muri, per qualcuno (ma quanti?) la libertà ha l’amaro sapore della fame. Se è così, è vera libertà? Sulle ampie strade dell’Ucraina pullulano limiti e divieti e la polizia è presente in forze. Ma il tutto sembra messo lì apposta per i poveri cristi che viaggiano su auto scassate e non per le Mercedes nuove fiammanti che, ogni tanto, ti sfrecciano al fianco in un batter d’occhio sfuggono alla tua vista. “Mafia” dicono e ripetono i nostri amici quando, sulla strada per l’aeroporto, sfioriamo un gruppo di villette in costruzione. Chissà cosa intendono dire. . . “
IGOR, IVAN, VASSILI
“. . . C’è solo la nonna, si commuove al vederci e il suo primo pensiero e grande ringraziamento è per Ginetta. Ci dice che i ragazzi sono a Kiev per sostenere gli esami. La nonna è sempre più emozionata, poi ci porta a vedere la casa che ha comprato per i ragazzi (prezzo 1000 dollari), è tutta da sistemare ma è loro. . . “
“. . . La nonna ci ha accolto con le lacrime agli occhi per la gioia di vederci. Ci ha fatto entrare in casa. . . non hanno niente! Solo 3 stanze con dentro 2 letti in una, 3 divani letto nell’altra e una cucina. Sono rimasta colpita dall’ospitalità di queste persone!
OLGA e TARAS
“. . . Per cercarli, ci aiutano due bambini che ci portano a casa loro ma qui, non c’è nessuno. Finalmente,da una vicina, troviamo Olga che va a chiamare la mamma che lavora in ospedale. Incontriamo anche Natascia, la sorella maggiore. Ci ospitano in casa, ci mostrano le foto dei ragazzi; poi arriva anche Taras che era a giocare con gli amici, parla e capisce sempre benissimo l’italiano. . . “
“. . . Abbiamo conosciuto la mamma e la sorella più grande, anche qui la mamma si è commossa, anche lei, come la nonna di Igor, continuava a ringraziarci e ci ha detto una frase bellissima che non scorderò mai, ha detto: “Avete regalato la vita ai nostri bambini“. Credo si commenti da sola. . . “
LUDA e SERGEJ
“. . . Troviamo Luda seduta con un gruppetto di bambini, la chiamiamo diverse volte, lei ci guarda con gli occhi sgranati, non riesce a parlare tanto è stupita di vederci. La mamma è al lavoro, ci sono Julia, la sorella maggiore e Sergej , il fratellino. Entriamo in casa ma Luda è sempre incredula; Valya le dice più volte che è tutto vero! Luda, che in Italia è una gran chiacchierona, non riesce a dire una parola e ci fissa, passa gli occhi dall’uno all’altro: la sua sorpresa è tangibile, palpabile. . . “
YANA e ANYA
“. . . Anche loro non hanno niente ma l’ospitalità non manca. . . Quanta miseria circonda questi villaggi e questi bambini. . . “
“. . . miseria e, per noi, tanta tristezza. Anya e Yana arrivano, foulard bianco in testa, stivaloni sporchi, Yana smagrita e pallida; erano a lavorare nei campi. La mamma è in ospedale, ci sono le due sorelle maggiori e la nonna che ci chiede più volte di ritornare quando ci sarà anche la mamma, ci teneva tanto ad incontrarci. . . “
IGOR e IRINA
“. . . La casa è in ordine e pulita e loro, ovviamente, molto cordiali. . . “
“. . . Quando arriviamo ci aspettano perché Anya ha telefonato. Conosciamo il papà, le sorelle e i fratelli grandi e piccoli e la mamma. Mangiamo con loro, Igor è contento, vorrebbe che restassimo una settimana da loro, anche a dormire, in un’altra casa. Poi ci accompagna da Valya. . . “
VALYA
“. . . Anche Valya sì è dimostrata gentile e ci ha fatto da interprete con la sua famiglia. L’unica cosa. . . il bagno. . . se così si può chiamare un gabbiotto di legno in cortile con un buco al centro, nella terra e senza scarico. . . “
“. . . Anche Valya ci aspetta e con lei tutta la sua famiglia: mamma, papà, 2 fratelli e 2 sorelle. Valya fa da “guida turistica”, ci accompagna in casa, traduce simultaneamente quello che dice la mamma che ripete più volte di essere emozionata, di portare il loro grazie a tutti noi per l’ospitalità che diamo ai loro bambini, a Valya. Insistono per mangiare a casa loro. . . “
KATIA e JULIA
“. . . Katia era fuori ad aspettarci. . . che emozione vederla! Ma la gioia più grande è stata conoscere tutta la sua famiglia. La mamma non credeva che fosse possibile incontrarsi e invece. . . Katia ci ha detto che la mamma continuava a dire:”Come in un sogno” E in effetti è stato proprio un sogno, tanti pensieri, tante cose da dire ma, in questi casi, le emozioni sono talmente forti, talmente travolgenti che non c’è bisogno di dire nulla. . . in questi casi un abbraccio e un sorriso valgono più di mille parole! . . . “
“. . . Sono quasi le 2 del pomeriggio quando arriviamo a Zarichne: Katia ci aspetta fuori casa (fin dal mattino?!?!) Sulla porta Oksana , poi Pietro poi mamma Tamara, con un’emozione grandissima mi abbraccia. Entriamo in casa, molto modesta con grandi tende. Arriva anche Valya e Ju ju, sempre uguale. Arriva babuska Maria, oggi è il suo compleanno, poi, papà Leonti. Fa il baciamano a tutte le donne. Ci accomodiamo a tavola, anche il pasto è modesto. L’emozione di mamma Tamara è sempre più grande, dice che le sembra di stare sognando perchè ci vede tutti lì, insieme. . .
L’incontro con mamma Tamara è stato coinvolgente. L’affetto e la riconoscenza per quanto facciamo per loro era così tangibile nell’abbraccio che ci siamo scambiate che non sono servite parole, la sua emozione era talmente grande da bloccarle più volte il respiro: ha potuto solo far dire che quanto stava accadendo doveva essere un sogno! Nel nostro cuore rimarrà anche il volto di nonna Maria (82 anni), contenta e incredula, di vedere, per la prima volta e con i suoi occhi, gli “italiani”. . . “
“. . . Il ritorno ci vede tutti piuttosto pensierosi e silenziosi, quando parliamo è per scambiarci le impressioni di tristezza per lo stato di povertà in cui abbiamo visto vivere alcuni dei bambini che conosciamo a Cerro e che, qui, ci sembrano, comunque, diversi; per la mancanza di servizi igienici, o meglio, per la presenza di servizi che di igienico non hanno proprio nulla (i particolari li tengo dentro di me e non li dimenticherò). Fa male vedere che queste siano le condizioni di vita quotidiana dei nostri bimbi. . . “
“. . . Ho visto, con i miei occhi e toccato con mano, cos’è la povertà e la miseria. . . “
“. . . E’ strano entrare in una realtà così diversa dalla nostra. Io credo che nessuno di noi possa riuscire a vivere nelle loro condizioni. Noi, così abituati alla nostra comoda vita, agli sfarzi, agli eccessi. . . Non riusciremmo mai a stare e a convivere con il nulla. . . “
“. . . Ho visto tanta tanta umiltà e dignità in queste persone, che non hanno nulla di materiale da offrirti ma hanno tanta tanta ricchezza interiore! . . . “
“. . . Piccole cose, grandi gesti, nessuno sfarzo e nessuna ostentazione, ma tanta disponibilità e sincerità. E tanta dignità. E un bagaglio culturale da far invidia. E’ stata una bella esperienza, resa possibile grazie ad un invito che non voleva essere e non è stato un semplice risarcimento per ciò che stiamo facendo per i loro figli. La sensazione di aver ricevuto più di quanto abbiamo dato è forte e appagante. I tempi dei vari “internazionalismi” paiono finiti per sempre, ma il mondo è pieno di uomini, di donne, di bambini soprattutto che, loro malgrado, hanno bisogno di solidarietà.
Ai tanti annoiati da troppo benessere, ma anche a quelli orfani dei vari “ismi”, ci sentiamo di dire: “Provate ad attivare forme di solidarietà diretta, ne uscirete arricchiti e vi sembrerà che, nella vita, ci possano essere ancora, traguardi da conquistare senza doverne preventivamente valutare i costi con il freddo metro, tutto occidentale, del tornaconto economico. Questi bambini saranno tra noi ogni anno e vivranno la vita delle famiglie che li ospitano. Quando ripartiranno avranno un pò meno cesio in corpo e, probabilmente, qualche chilo in più. Di certo porteranno in Ucraina bei ricordi e tanti regali. Ma, soprattutto, avranno contribuito a scrivere altre pagine di una bella storia di solidarietà che dura ormai da molte stagioni. . .”